EVENTI
San Lorenzo, con il suo mulino idraulico, fa parte - con grande risalto e interesse - del percorso ufficiale di Monumenti Aperti.
A ogni edizione l'Associazione Badde Lontana collabora attivamente con l'organizzazione preposta per questo evento.
LA FESTA DEI MULINI
Per ricordare gli ultimi mugnai e gualchierai di San Lorenzo.
MONUMENTI APERTI
L' Associazione si augura che ogni edizione di Monumenti Aperti possa offrire ai visitatori le migliori bellezze e ricchezze presenti nel nostro territorio. Ci adopereremo affinché tutto questo possa realizzarsi.
GIORNATA EUROPEA DEI MULINI STORICI
SAN LORENZO - OSILO - 20 Maggio 2023
MATTINO: 10/13 - POMERIGGIO: 17/20
ORE 18: PRESENTAZIONE DEL LIBRO: SAN LORENZO, LA VALLE DEI MULINI
Ogni anno l'Associazione Badde Lontana partecipa attivamente alle Due Giornate Europee dei Mulini Storici, indette e promosse dall'AIAMS. Per il 2021 la giornata prevista è il 5 settembre.
Sul portone del mulino comunale è attualmente affissa la targa dell'AIAMS, Associazione Nazionale Mulini Storici.
REFERENTI REGIONALI DELL' AIAMS
La cartina qui a lato mostra i referenti regionali dell'Aiams. Per la Sardegna, Antonio Strinna; presidente in carica dell'Associazione di Promozione Sociale BADDE LONTANA.
CONVEGNI E PRESENTAZIONE LIBRI
Mulino comunale - San Lorenzo - Osilo
All'interno del mulino comunale, organizzati dalla Associazione Culturale Badde Lontana, si sono volti sia Convegni che presentazione di libri.
SAN LORENZO, LA VALLE DEI MULINI Associazione Badde Lontana
A cura di Antonio Strinna
Prefazione al libro
Giovanni Ligios, Sindaco di Osilo
La storia di Osilo, del paese e del suo territorio, potrebbe essere articolata in tanti racconti, più o meno estesi, più o meno importanti. Una suddivisione che avrebbe il vantaggio di rendere più semplice la narrazione, specialmente se connotata da una finalizzazione ben pre-cisa. E' proprio quello che fa Antonio Strinna proponendoci "San Lorenzo, la valle dei mulini". Un volume il cui obiettivo dichiarato è quello della riscoperta del territorio, del suo variegato patrimonio, riscoperta e promozione rivolte a quanti lo abitano e insieme a tutti i potenziali turisti che, se adeguatamente informati e sollecitati, potreb-bero essere interessati a fruire delle risorse presenti lungo la valle. In coerenza con quanto previsto fin dalla nascita, l'Associazione culturale Badde lontana mette così in campo un'opera destinata a favorire lo sviluppo della frazione.
Nel progetto, mirato alla sua trasformazione in un parco naturale, sono ben evidenti gli obiettivi e le prospettive; in sostanza, i possibili fruitori, a livello provinciale, regionale e non solo, fruitori che potrebbero signi-ficare turismo, occasioni di lavoro e dunque anche un contrasto alla decadenza e ad uno spopolamento che dura da diversi decenni. La medesima coerenza riguarda, su una scala ovviamente ben più vasta, tutto quanto l'Amministrazione comunale sta portando avanti durante questa legislatura. Si tratta di una attività culturale mirata alla cono-scenza della storia, antica e moderna, della nostra comunità. Motivo per cui, se l'orizzonte è quello della rinascita, ogni azione non può che essere intrapresa dopo essere stati confortati e perciò sostenuti dalla riscoperta delle origini e delle tradizioni.
Profondamente animati, non solo rivestiti, dal nostro tratto identitario più autentico, quello che per tanti secoli ha caratterizzato il nostro paese, il nostro territorio. Riscoperta e, si capisce, anche piena consapevolezza, ecco che cosa ci ha accompagnato durante questo viaggio amministrativo. Si potrebbe dire, più che amministrativo, viaggio di ricostruzione del tessuto sociale. Inoltre, crediamo che lo sviluppo debba passare attraverso l'adozione del tanto atteso Piano Urbanistico Comunale. Soltanto così sarà possibile avere a disposizione tutti gli strumenti (soprattutto attraverso l'istituzione di Aree Sic/Zps) che ci consentono di tornare ad essere attraenti sotto il profilo ambientale, culturale, turistico e, in definitiva, un paese produttivo. Se poi è vero che il paese oggi appare immobile nel tempo, ciò ha almeno un lato positivo, non di poco conto. A differenza di molti altri paesi, nei quali la qualità della vita è peggiorata, il nostro non è stato deturpato in alcun modo e anzi ha conservato gelosamente il suo volto, la sua identità, un patrimonio dal quale potrebbero scaturire nuove opportunità. Credo sia arrivato il momento di coglierle.
Per quanto attiene la frazione di San Lorenzo, particolare attenzione la Giunta ha rivolto al mulino comunale, al sentiero dei mulini, con la sua prossima messa in sicurezza e viabilità, e alle due scuole da diversi anni inutilizzate e decadenti. Per l'edificio di fondo valle è previsto un Centro didattico ambientale, dedicato all'accoglienza dei turisti, alla formazione e al racconto del nostro territorio, partendo dalla valle di San Lorenzo, con le sue evoluzioni nel tempo. Accoglienza organizzata, dunque, e insieme narrazione del territorio. E' infatti nel campo turistico che la narrazione costituisce uno degli ingredienti fondamentali, dove il più delle volte ci si muove su palcoscenici naturali di storie vissute o solo immaginate. Siamo consapevoli, dunque, che occorra sempre più spesso e saggiamente sfruttare la tecnica della narrazione, una delle pratiche più antiche ed efficaci della buona comunicazione. Ma vuol dire anche informare ed emozionare il pubblico senza annoiare. Inoltre, abbiamo ormai constatato che il fattore esperienziale sta divenendo, durante la vacanza turistica, sempre più importante nell'ambito delle motivazioni di viaggio, insomma nella conoscenza dell'ambiente. I turisti desiderano un coinvolgimento emotivo, fino a sentirsi in empatia con chi li ospita e desiderano soprattutto conoscere a fondo l'identità del territorio: le sue tradizioni, il suo vissuto; vogliono vivere, e non solo vedere; per questo si aspettano di essere direttamente coinvolti, piuttosto che rimanere dei semplici spettatori.
Qualunque sguardo del territorio, tuttavia, deve comunque riportarci a una visione complessiva. Non può certo sfuggirci che soltanto una completa sinergia delle risorse, insomma una mentalità di squadra, che riguardi il territorio nella sua interezza, può essere una soluzione vincente. D'altro canto, il nostro patrimonio è ancora quasi tutto da valorizzare, insieme agli innumerevoli prodotti di cui la nostra terra abbonda. Ed è quanto spiegavo, sia pure in sintesi, all'inizio di questa prefazione. Se non altro per evidenziare la condizione, ormai inelu-dibile, dalla quale dobbiamo ripartire per puntare concretamente a un nuovo sviluppo della nostra comunità. Mi pare poi apprezzabile che nel volume ci siano diversi contributi che, anch'essi voci narranti, arricchiscono ulteriormente la rappresentazione della valle di San Lorenzo. Così troviamo: Donatella Carboni e Sergio Ginesu, dell'Uni-versità di Sassari; Antonio Costa, autore della musica di Badde lontana; Graziano Dore, presidente dell'associazione Kena Lakanas; Mario Bonu, corrispondente da Osilo de La Nuova Sardegna; e Giuseppe Muri-neddu, voce narrante da Sennori. Inoltre, Maria Carta Pisano, l'ultima dei mugnai viventi, Antonina Pisano Sanna, Costantino Strinna, Annalisa Pisano, le assessore Simona Pisano e Patrizia Puggioni,
L'ultima parte del volume è dedicata alle immagini, un suggestivo corredo fotografico conclude infatti il racconto della valle; e anche questo è un invito a toccare con mano, più che a visitare, le sue bellezze. Insomma, a incontrarle, conoscerle, goderle in tutta la loro natura e storia. In conclusione, non mi rimane che ringraziare il curatore e insieme l'Associazione culturale Badde lontana per aver voluto realizzare questo volume, anche perché è un'opera tutt'altro che fine a se stessa; è nata infatti, per essere di servizio al territorio.
FESTA DI SAN LORENZO
LA CHIESA
La chiesa è situata lungo la strada principale, la stessa che collega San Lorenzo a Santa Vittoria e ad Osilo, da una parte, e a Sennori, Sorso e il mare, dall'altra. Gli elementi architettonici e l'iconografia della chiesa sono di ispirazione tardogotica. Il suo presbiterio è posto sul ciglio di una rupe calcarea che si affaccia sul torrente sot-tostante e in particolare su uno slargo dello stesso, chiamato Su poiu de s'istrampu. La chiesa è suddivisa in quattro campate, una delle quali è il presbiterio. Il lato più lungo misura 12 metri, mentre la larghezza varia da 6 a 7 metri circa. Sono presenti due cappelle laterali e sul lato nord -accanto al presbiterio-, le annesse sacrestia e antisacrestia.Il santo è venerato nella valle in modo particolare. Appena si entra nella chiesa, si avverte la sua presenza come fosse uno della famiglia, rassicurante e insieme confidenziale.
LA FESTA NEGLI ANNI '60
Oltre ai poeti estemporanei e ai cantadores a chiterra, quell'anno era prevista l'esibizione di una band di Sassari, ormai affermata in campo nazionale, che con il suo nome faceva riferimento ai cannoni impiegati nella prima guerra mondiale; i Bertas, appunto. Ma insieme alla musica c'era poi anche la comicità, quella decisamente scoppiettante dell'attore di Cabaret, e anche cantante, Nino Costa. Maestro d'ironia, sempre pronto a portarla dove ce n'era più bisogno. E qui, attesa per un anno intero, era considerata poco meno di acqua benedetta, capace di esorcizzare tutte le insidie e tutti i mali della vita. E si divertivano, i lorenzini, si divertivano davvero, anche perché ognuno di loro aveva lasciato a casa il proprio dolore, ogni preoccupazione. Perché no? Che se ne andassero pure insieme all'acqua del torrente, leggere e veloci, a morire nel mare, le incorreggibili preoccupazioni della vita.
Il comico, occhi guizzanti, gestualità imprevedibile, prese a un certo punto a lanciare sguardi in ogni direzione, frugando ovunque con la sua sete di curiosità, fra dirupi e costoni vestiti di fichidindia, lentischio, assenzio e ginestre. E frugava poi anche fra le rocce a picco sulla valle, intervallate da piccole e grandi grotte, rocce che minacciavano di franare pericolo-samente e di travolgere i mulini sottostanti. Ne avevano mietuto già tante di vittime. Più frugava dentro quella insidiosa natura, che ogni giorno di più si stava riappropriando di se stessa, più scopriva le sue miserie, i suoi pericoli, la sua dura realtà. Né poteva bastare il buio della notte a nasconderle del tutto. Il comico scopriva comunque le sue miserie, è vero, ma per ognuna di loro aveva un grido di stupore, segno della sua incantata ammirazione.
"Guardate, amici, guardate bene e ammirate! Quanti grattacieli! Non li vedete anche voi? Sembra di vedere monumenti, statue, il duomo di Milano, persino la Tour Eiffel..." diceva il comico divertito. Alla destra del palco, abbarbicata a un costone roc-cioso, c'era una misera abitazione che ospitava una famiglia di sette, otto figli. Al comico, fra i lampi dei suoi sguardi di stupore, non era certo sfuggito che si trattava di una capanna. E nep-pure gli era sfuggito che alla sua sinistra c'era una piccola grotta, con la volta a botte, alta meno di due metri, dove Gavino Nieddu esercitava abitualmente la sua professione, quella di barbiere. Per la verità, barbiere e anche pastore. Del resto, non occorreva forse tosare sia le pecore che le persone? Tutta la sua famiglia abitava all'interno di una grotta, anzi in due, proprio sotto la roccia dov'era stata eretta la chiesa, accanto a uno slargo del torrente, lo stesso torrente che attraversa tutta la valle e che per secoli è stato il naturale motore di tutti quei mulini, determinando così l'attività e insieme la ricchezza di tutti i lorenzini.
"Guardate bene la valle", gridava il comico mostrandosi stupefatto."Non sembra anche a voi un teatro stupendo, un capolavoro mai visto da nessuna parte? Qui non occorrono cantanti, attori, scenografia, non servono cori, né orchestre! Davvero un'opera gigantesca, bella e ricca, e noi ci siamo dentro, senza pagare il biglietto. Ma che fortunati! Vero, amici miei?" E intanto il pubblico rideva, stava al gioco, applaudiva divertito a ogni battuta, sempre disposto a riconoscere nel comico la sua stessa ironia. Ovvio che le spelonche, la carovana dei mulini ormai ammutoliti, i dirupi con le capre, le capanne e le grotte abitate non potessero essere paragonate, se non ironicamente, al paradiso di benestanti e ricchi. E tuttavia, rappresentare la povertà con lo stesso volto della ricchezza era forse l'unico modo per esorcizzare una realtà talvolta intessuta anche di dolori, miserie e tragedie. Ma era poi così semplice, per tutti, affidarsi all'ironia e da questa attendere di essere anche guariti, sino a dimenticare ogni razza di avvoltoio, spesso travestito da upupa, e persino la morte, in picchiata sulla valle indifesa?
Era davvero possibile questo miracolo? Di sicuro non lo era per i genitori del bambino morto nella culla. Non lo era nonostante fossero trascorsi tanti anni: in quei giorni di allegria il loro dolore si rinnovava ancora una volta, sembrava persino più forte. Quando il dolore prende a urlare, scuotendo ogni sentiero della memoria e del corpo, il tempo sembra un vecchio che cerca di dimenticare, invano, persino la sua età. Un vecchio un po' penoso, e ridicolo. Assediata dall'allegria della festa, la donna tentava di dimenticare che quella stessa valle le aveva ucciso un figlioletto di pochi mesi, nella culla. E intanto rivedeva nuovamente il masso precipitare dalla collina sino a raggiun-gere la valle, il suo mulino, sfondare il tetto e il solaio, infine piombare sopra la culla dove dormiva il suo bambino, indifeso.
"Ho la faccia del pazzo? Ho la faccia del pazzo e la faccio per te!" recitava ora il comico, rivolgendosi ambiguamente alla gente. Attingeva a una canzone napoletana, "M'aggja a curà", rendendola ancora più grottescamente espressiva con una serie imprevedibile di smorfie e gesti, e anche deformando curiosamente il viso e poi anche il corpo. E intanto il comico, mentre lamentava un curioso male alla testa, oscillava pericolo-samente da ogni lato, anche avanti e indietro, sembrava una molla umana, facendo temere che da un momento all'altro sarebbe potuto rovinare sul pubblico o sopra il palco.
Chissà, forse il suo sguardo, puntato sulla stessa scena, del resto l'unica a lei visibile, rivedeva la roccia sfondare ancora una volta il tetto e il solaio della sua casa e di nuovo piombare sulla culla, dove inconsapevole dormiva la sua preziosa creatura, di pochi mesi. E rivedeva anche se stessa mentre era impegnata a lavare i panni nel vicino torrente. Rivedeva la valle, come abbagliata improvvisamente da una luce improvvisa, per lei insostenibile; la rivedeva dentro la sua mente tormentata, percorsa da un continuo fremito di morte. E ancora accorreva, la donna, sospesa nel boato e nel terrore, nel tentativo disperato di salvare l'irrinunciabile ricchezza della sua casa. Intanto il comico continuava a scherzare sulle tante miserie del villaggio, miserie davvero straordinarie se finivano per esaltare la festa e quanti, da Osilo e da altri paesi vicini, erano venuti nella valle per eludere, almeno nello spazio di una sera, le loro piccole o grandi preoccupazioni.
LA FESTA OGGI
Anche oggi le immagini della festa di san Lorenzo scorrono intense davanti agli sguardi dei fedeli: animate come sono da preghiere e canti, cavalli e cavalieri, bandiere, stendardi, banda musicale e, a ripetizione, spari a salve di fucile. In fondo, da oltre cinquant'anni, è una festa sopravvissuta alla scomparsa dei mulini e non solo. Forse anche per questo viene vissuta in un modo così partecipato, coinvolgente. Il simulacro del santo è stato appena portato in processione da fondo valle, dopo avervi sostato un giorno e una notte, sino al piazzale davanti chiesa. Qui viene celebrata la Messa. Alla presenza di tre sindaci. Oltre a quello di Osilo, ci sono anche quelli di Sennori e di Tergu, paesi confinanti. Segno che questa comunità non si limita al solo borgo.
Celebrata la Messa, all'aperto, la processione si dirige, preceduta dalla banda musicale, verso la Santa Croce che sovrasta, dall'alto di un bianco sperone roccioso, la valle in tutta la sua lunghezza. La festa di San Lorenzo è una celebrazione, esaltata dall'entusiasmo delle persone più semplici, che segna un passaggio speciale, così profondo da attrarre anche molta gente dai paesi vicini. Ovunque si respira uno spirito speciale che unisce tutti, naturalmente. E' la tradizione che perpetua se stessa, la memoria che non si rassegna mai all'annientamento. Cantare e ballare insieme, mangiare e bere uno accanto all'altro, sotto lo sguardo del santo protettore, tutto fa pensare a una comunità in piena salute, ricca di risorse.
E' la testimonianza di un tempo felice, dove non c'è nessuno che non si curi degli altri, dai più giovani ai più vecchi, che non condivida proprio tutto. Così la vita conserva fedelmente il suo volto umano, la sua speranza quotidiana e per questo deve essere comunque festeggiata. In realtà, dopo la certezza dei mulini, ci si chiede quale sarà la nuova ragione di vita.
PREGADORIA PRO SA RUGHE SANTA
A tie, rughe potente e gloriosa,
benimus cun medas pregadorias:
subra sa fide nostra timerosa
isparghe su sambene tou amorosu.
Oh rughe de s'adde de Santu Larentu,
meìghina chi nos sanat dae tottu sos males,
agiuanos a no rùere in sa notte e in su 'entu
e in su coro nostru iscrìe s'eterna veridade.
A tie, rughe santa e misericordiosa,
giughimus su passu nostru inzertu.
Aisculta sa vida nostra tempestosa
chi de sa lughe tua est sempre sidida.
Oh rughe de s'adde de Santu Larentu
danos salvesa in Terra e in Chelu.
Tue su coro nostru faghes cuntentu
ogni 'olta chi pentidos torramus a tie...
MEMORIALE GIOVANNI MIGHELI
San Lorenzo si propone di ricordare con un Memorial periodico il chitarrista e conterraneo Giovanni Migheli.
SAN LORENZO - OSILO 28 NOVEMBRE 2018 (Da: La Nuova Sardegna)