AMICIZIE

IL RACCONTO DI UN'AMICIZIA 

Mario Bonu - Corrispondente da Osilo de La Nuova Sardegna.

Per consentire a chi legge di inquadrare meglio le brevi note che seguono, mi pare doveroso fare un cenno ai fatti biografici che mi legano alla Valle dei Mulini. 

Venni assunto dal Comune di Osilo nel 1981, in qualità di bibliotecario. Dopo qualche anno, il mio incarico si estese ad altri settori, fino ad abbracciare l'intero Servizio socio-culturale, di cui divenni responsabile. In quella veste mi occupai ripetutamente della Valle dei Mulini. Dal 1990, poi, dalla Nuova Sardegna ricevetti l'incarico delle corrispondenze da Osilo, ed anche in questo nuovo ruolo, che si affiancava a quello di dipendente comunale, mi è capitato in più occasioni di affrontare le tematiche legate alla storia dei mulini e dei mugnai. Così, quelle che seguono, sono memorie sparse, notazioni, ricordi legati al mio duplice ruolo di funzionario comunale e di cronista. 

San Lorenzo nel cuore. Succede con le persone, il colpo di fulmine, l'innamoramento a prima vista. Ma può capitare anche con i luoghi, che ti ispirino da subito un qualcosa di indefinito e di indefinibile, che ti entra dentro e ti cattura. Ecco, a me è successo con la Valle di San Lorenzo! Il silenzio, le pareti bianche a picco sulle case, il verde, la dolce sinuosità della vallata, la gente. Un luogo che sa di magia e di poesia. E un luogo dove si respira lo spessore della storia. Non quella "grande", che entra nei manuali scolastici, segnata da battaglie e trattati. Quella più piccola, piuttosto, più vicina alla nostra esperienza individuale, la microstoria, le vicende delle persone, del fiume e delle gore, della macina e degli in-granaggi. E di un'economia, quella dei mulini, dove - se è consentito un richiamo al marxiano "materialismo storico" - la struttura influenza la sovrastruttura, la dinamica della lavo-razione del grano e della farina, degli scambi con genti dalle provenienze più diverse, modella i caratteri, le competenze, le attitudini. Con il risultato di un popolo, quello della Valle, più aperto al "resto del mondo", più duttile e flessibile, più "moderno". Ed anche, tendenzialmente, più empatico. Quei tratti coglie chi si rapporta alla Valle di San Lorenzo con simpatia e curiosità, e quei tratti colse il sottoscritto, quando nel lontano 1981 approdò a Osilo.

 L'incarico di bibliotecario, già allora comprendeva in sé la necessità di conoscere e studiare il territorio di riferimento, per poter fornire all'utenza un servizio quanto più vicino alla cultura e alla storia del luogo. Quell'orizzonte, poi, si ampliò ulteriormente, quando le mansioni si estesero alla respon-sabilità dei servizi sociali e culturali. E fu in quella veste che il rapporto con la Valle, dalla primitiva, istintiva simpatia, si trasformò in una collaborazione che diede alcuni frutti ancora presenti nella memoria dei molti che ne furono protagonisti. Preceduto e accompagnato, quel rapporto, va detto, dal-l'incontro con un uomo che è un autentico monumento nella storia locale di Osilo, zio Maurizio Pintus, un uomo che io porto nel cuore, per avere avuto il privilegio di beneficiare della sua amicizia e del suo affetto. Zio Maurizio, l'artigiano del legno che in una carriera lavorativa durata più di settant'anni, ha realizzato più di cinquanta mulini idraulici in tutta la provincia di Sassari, e che per la sola Valle di San Lorenzo ne ha costruito una quindicina. Ma che, allo stesso tempo, ne ha "guarito" centinaia, divenendo a tal punto bravo e insostituibile nel suo lavoro, che nel 1942 un folto gruppo di mugnai della provincia di Sassari scrisse una petizione al Ministro della Guerra, perché Maurizio Pintus venisse esonerato dall'arruo-lamento, in quanto senza la sua opera e senza la sua assistenza, molti mulini sarebbero stati condannati a fermar-si, mettendo in crisi un'intera economia.

 L'incontro con quell'uomo arguto e simpatico avvenne verso la fine degli anni '80, quando zio Maurizio aveva già superato gli ottanta anni, ma ancora aveva la forza e la lucidità mentale per realizzare, senza un disegno e senza un appunto, un intero mulino idraulico - che si compone di oltre duecento pezzi - sulla base di un progetto interamente portato a memoria. Quello stesso mulino, in scala 1:2, che nel laboratorio del vecchio artigiano divenne oggetto di visita e di studio di tante scolaresche, e che poi fu protagonista di una delle "giornate dei mulini" nella Valle di San Lorenzo. Zio Maurizio rappresentò l'"iniziazione" alla conoscenza di un'arte antica ed esclusiva, dove la competenza e l'esperienza del vecchio artigiano del legno si integrava, si compenetrava, con le esigenze e le richieste del mugnaio, su mulinarzu. Così, l'incontro con l'ultimo dei mulinarzos, zio Baingio Pisano, nel novembre 1993, per un servizio per La Nuova Sardegna, fu il secondo capitolo di una storia che da subito si era rivelata estremamente avvincente. E fu, anche quella, una esperienza emozionale unica, dove il vecchio mugnaio, con pazienza e bonomia, volle condurre l'ignaro cronista nei segreti più reconditi della sua arte, raccontando di roda 'e fora, roda 'e intro, lenterena e chiliros. 

Un viaggio nella storia e nel tempo, da cui emerse con forza l'importanza che i mulini avevano avuto per la valle di San Lorenzo: 34 macchine idrauliche quotidianamente in funzione, lungo i tre chilometri del rio San Lorenzo, per una lavorazione di trecento quintali di grano al giorno, ed una occupazione diretta e indiretta di una settantina di famiglie. Una economia fiorente, che produce benessere nella valle, e rappresenta un microcosmo di saperi, rapporti, valori. E un microcosmo diverso e distinto dalla vicina città di Sassari e dalla sua giurisdizione delle acque, con cui non è infrequente che i mugnai di San Lorenzo entrino in conflitto. Come nel 1719, quando - ricordò Paolo Cau, Direttore dell'Archivio Comunale di Sassari e ricercatore storico-scientifico specializzato nei problemi delle acque, in una delle sue relazioni alle giornate dei mulini - "i molineros di San Lorenzo protestano 115 contro la precettazione decisa dal Governatore per impiegarli nella molitura del cosiddetto "trigo del Rey". L'ordinanza prescriveva l'obbligo di andare a prendere il grano a Sassari e di riportarlo in città trasformato in farina". "Una prassi quasi usuale nel periodo estivo - aggiunge Paolo Cau - imposta dalle particolari condizioni climatiche (in particolare la siccità) che impe-divano la molitura di quel grano nei mulini rientranti nel distretto di Sassari", ma per la quale i mugnai di San Lorenzo dovevano impiegare almeno tre giorni di lavoro: uno per andare a prendere il grano a Sassari, uno per la molitura e uno per portare la farina. 

E poi venne la festa dei mulini, "Mulini a primavera" la chiamammo, per dire del risveglio della valle, del rifiorire - se non dell'economia - almeno della cultura dei mulini. Era il 1999, l'iniziativa nacque dall'incontro fra l'amministrazione comunale di Osilo e la scuola media di Sennori, una cui classe guidata da Berto Galaffu e Giuseppe Murineddu, condusse una bella ricerca sui mulini di San Lorenzo. Ne scaturì un cd sulla Valle dei mulini, con interviste, racconti, descrizioni delle vecchie macchine idrauliche di San Lorenzo. E si realizzò allora una forte sinergia fra le amministrazioni comunali di Osilo e Sennori, le Pro loco dei due centri, le scuole, l'intera popolazione di San Lorenzo, che davvero rappresentò un forte momento di presa di coscienza e di recupero della cultura e della civiltà dei mulini. Quelle energie vennero a sintesi il 5 giugno del 1999, con "Mulini a primavera", una giornata di riflessioni sull'economia molitoria, con gli illuminanti apporti di Paolo Cau, allora funzionario dell'Archivio di Stato, di visite all'unico mulino ancora integro, quello della famiglia Pisano a Fondo Valle, che per l'occasione, dopo tanti anni di inattività, venne rimesso in funzione. 

Al riguardo, se è consentita l'autocitazione, si riporta qui l'incipit dell'articolo che chi scrive pubblicò allora sulla Nuova: "Ad un certo punto, l'acqua, da tempo deviata per altri usi, tornerà a scorrere nella vecchia gora; e la ruota esterna, sa roda 'e fora, ricomincerà a girare. Gli ingranaggi scric-chioleranno un po' e le grandi macine di pietra, sas molas, arrancheranno, da tempo non più avvezze a sfarinare i chicchi di grano. Sarà solo l'inizio. Perché tutto quel trambusto sarà come lo sbadiglio del risveglio del vecchio gigante. Poi ogni più piccolo componente dell'antica macchina ricorderà la propria funzione, e nella valle di San Lorenzo tornerà a suonare la "musica del mulino". Fu una grande festa comunitaria, che è rimasta nel cuore di tutti coloro che vi parteciparono. Nel frattempo, in quegli anni, il Comune attuò un progetto, con il coinvolgimento di alcuni giovani del paese, che portò alla pulizia e alla riapertura degli antichi sentieri dei mugnai, e al posizionamento di cartellonistica e indicazioni, per la creazione del "Sentiero dei mulini". Nel 2003 venne ripetuta la manifestazione per la valorizzazione della Valle, stavolta sotto il titolo di "Storie d'acqua e di mulini". "Storie d'acqua, di mulini, di mugnai - ebbi a scrivere sulla Nuova - Storie di scambi economici e dei loro risvolti umani e sociali. Vicende famigliari che si intrecciano in un ricorrere di cognomi che testimonia la circolarità dei rapporti fra gli abitanti del borgo. 

E' la storia di San Lorenzo, un microcosmo che si è strutturato nei secoli intorno al suo fiume, simbolo della frazione e mo-tore della sua industria esclusiva: quella dei mulini idraulici". Anche in quella occasione, tenne una interes-santissima e documentata relazione Paolo Cau, nel frattempo divenuto direttore dell'Archivio storico del Comune di Sassari. E verso la fine del 2003 giunse la notizia che la Regione Sardegna - grazie ad un impegno che il Comune perseguiva da tempo con grande determinazione - per il tramite del Servizio tutela e valorizzazione dei Beni culturali, aveva concesso al Comune di Osilo un contributo di 252 mila euro per l'acquisizione ed il restauro, a fini turistici, di un vecchio mulino idraulico ubicato nella Frazione di San Lorenzo. Così venne acquisito e restaurato il mulino nei pressi della chiesa. I lavori si con-clusero fra il 2005 e il 2006, ed il Comune, nell'ambito del piano della comunicazione previsto dal progetto, realizzò un dvd sulla storia della frazione di San Lorenzo e dei suoi mulini idraulici, il logo, la cartellonistica, pannelli illustrativi, bro-chures, per la promozione del mulino restaurato. 

Da allora, il mulino comunale - grazie alla costante collaborazione, bisogna dirlo, della signora Annalisa Pisano - è divenuto meta di escursioni e di visite guidate, oltre che polo di iniziative culturali sulla storia della frazione. Un'altra tappa fondamentale della mia storia d'amore con San Lorenzo è legata alla "Festa della Croce", organizzata grazie all'impulso dell'allora parroco di Osilo don Salvatore Saba. Il 25 aprile del 2005, dopo averla imbragata, un elicottero si levò in volo e andò a posizionare la nuova croce sul pianoro di Serras, in cima al costone roccioso che incombe sulla frazione. Il simbolo religioso sostituiva la croce installata nel lontano 13 novembre 1949 e ormai completamente rovinata dalle intem-perie. Fu una giornata di intensa partecipazione popolare e di emozioni forti, scandite dal rituale che comprendeva la processione e la Messa, e suggellata dal sole al tramonto, che con la nuova croce creava riflessi mistici. In anni più recenti mi è capitato di occuparmi di San Lorenzo per la cronaca sulla Nuova, a volte per le importanti iniziative promosse dall'associazione "Badde Lontana", costituitasi nel 2016, grazie in particolare alla passione e al legame con quei luoghi di Antonio Strinna e di Annalisa Pisano. Altre volte il tema è stato quello dell'atavico isolamento della frazione, sia per quanto riguarda la telefonia, che per le trasmissioni tv e l'accesso al web. Ma il rapporto d'amore con la Valle dei Mulini continua. 

Tratto dal volume "San Lorenzo, la valle dei mulini".


Il racconto di Graziano DORE, della sua amicizia per San Lorenzo, lo trovate nella Sezione PAESAGGIO. 

Inoltre, non possiamo certo dimenticare le amicizie di Antonio Costa, Donatella Carboni, Sergio Ginesu, Giuseppe Murineddu. A queste ne dovrei aggiungere, per la verità, molte altre. In particolare, l'amicizia dell'AIAMS e dell'Am-ministrazione comunale di Osilo.